Prima regola: non innamorarsi by Felicia Kingsley

Prima regola: non innamorarsi by Felicia Kingsley

autore:Felicia Kingsley
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2020-05-13T22:00:00+00:00


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Nick

Le parole di Maggi ci scioccano, come se non avessimo sentito già abbastanza.

Ad aumentare la nostra curiosità, il professore decide d’interrompere il suo racconto. «Credo che abbiate bisogno di sedervi e bere qualcosa, e non per il caldo».

C’imbarchiamo sul traghetto proprio davanti alla basilica e scendiamo di fronte, in piazza San Marco, dove ci sediamo al tavolo di uno dei tanti caffè.

«Qui nessuno farà caso a noi o a quel che diciamo, sono tutti troppo impegnati a fotografarsi davanti alle coppe di gelato. E poi», dice indicando l’orchestra che suona Le quattro stagioni di Vivaldi. «La musica ci coprirà».

Ordiniamo. Io mi limito a un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente, Silvye prende una Coca e Maggi un tè freddo, poi, quando il cameriere ci lascia, torno a raffica sulla nostra questione sospesa. «Ha detto davvero tesoro?», chiedo per essere certo di aver sentito bene.

Il professore annuisce serio. «Enorme. Qualcosa che anche molti altri avrebbero voluto, il che potrebbe spiegare la vita dimessa che ha condotto nei suoi ultimi anni: smentire i sospetti».

«E dove lo avrebbe trovato?»

«Quella scritta che Vittorio ha appuntato sul suo notes, S.G.i.A. è l’acronimo di San Giorgio in Alga».

«L’isola di San Giorgio in Alga?», chiede Silvye. «La putrida e fatiscente San Giorgio in Alga al largo della laguna tra la Giudecca e Fusina? Che tesoro avrebbe mai potuto esserci?»

«Quando i Mamelucchi assaltarono San Giovanni in Acri nel 1291, i Templari non fuggirono a mani vuote. La notte prima della caduta della fortezza, Thibaud Gaudin, il tesoriere dell’Ordine, dispose di spostare il tesoro a Sidone e poi a Cipro. Tuttavia, una narrazione non ufficiale riporta che le navi con il tesoro, guidate da Jean de la Fiandre, si diressero a Venezia, dove l’influenza templare era ancora solida, e nascosero il loro tesoro».

«A San Giorgio in Alga. Come mai?», chiede Silvye riempiendo il notes di Vittorio di appunti accanto ai suoi scarabocchi scollegati.

«Perché era abbastanza lontana dai tumulti del Mediterraneo e anche dalle mani dei monarchi europei a cui il tesoro avrebbe fatto gola. In più, la posizione strategica avrebbe permesso ai Templari di avere una flotta sempre pronta per spostarlo altrove. La piccola isola era sede solo di un monastero benedettino. Non un monastero qualsiasi, però. Un monastero dedicato a San Giorgio».

«Il santo guerriero uccisore del drago», puntualizzo. «Patrono dei cavalieri e dei soldati, che nell’iconografia rappresenta il difensore della fede cristiana».

«Per questo ritenuto dai Templari loro protettore. Nei secoli successivi, il monastero cambiò diverse confessioni: agostiniani, poi i paolotti e i carmelitani. Quando la Serenissima passò sotto il dominio francese, nel 1797, l’isola fu rasa al suolo, forse le mire di Napoleone includevano anche il tesoro templare. Non trovando nulla, lasciarono l’isola in stato d’abbandono».

«Casanova aveva già spostato il tesoro», constato.

«I Templari non sono mai scomparsi del tutto. Nei secoli hanno mantenuto la loro unità e la loro struttura riunendosi in società segrete sotto forma di logge massoniche, come i Rosacroce, che si sono tramandati il segreto. Casanova era un confratello attivo e ne era venuto a conoscenza».

«Non staremo parlando del Graal, vero?».



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